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Santi Pietro e Paolo: De Donatis, “L’abbraccio delle differenze a sostegno della Chiesa”

Scritto da il 28/06/2022

Santi Pietro e Paolo: “Unità nelle differenze”

Nell’iconografia bizantina Pietro e Paolo vengono spesso rappresentati mentre si abbracciano. Un’altra icona tradizionale li vede ancora sorreggere insieme l’edificio della Chiesa. I due patroni di Roma «sono colonne non nella loro individualità ma nella disponibilità a vivere una sincera comunione nonostante le differenze personali, di carattere, formazione e conoscenza del mistero di Cristo».

Lo ha ricordato questa sera il cardinale vicario, Angelo De Donatis, durante la preghiera dei primi vespri a San Giovanni in Laterano in occasione, domani, della memoria liturgica dei Santi Pietro e Paolo.

«Pietro era stato amico di Gesù, Paolo, invece, afferma di non averlo mai conosciuto. Eppure  – ha spiegato il cardinale vicario – è proprio l’abbraccio delle differenze a sostenere la Chiesa. Un abbraccio che forma una comunità capace di radunare tutti i figli di Dio dispersi».

Santi Pietro e Paolo: “La fede ci rimette in movimento”

«Ai tempi della prima comunità cristiana il grande muro di separazione era costituito dalla circoncisione. Oggi – ha messo ancora in evidenza De Donatis – sperimentiamo differenze che rischiano di erigere barriere di altro genere». Come valicarle? Con la fede di chi, come i santi Pietro e Paolo, «riconosce di essere stato liberato dal Signore».

Ma non solo. «Crede davvero  – queste ancora le parole del cardinale vicario – non chi presume di essere giunto al traguardo desiderato ma chi si riconosce ancora in viaggio. È proprio lungo la strada che il Signore pone questa domanda a Pietro e agli altri: Voi chi dite che io sia?

Il Signore non ce la pone una volta sola ma ritorna più volte lungo il cammino della vita chiedendoci risposte sempre nuove. Così «la fede autentica ci mette sempre in cammino, ci libera dalla nostre chiusure, ci rimette in movimento».

santi pietro e paolo, diocesi di roma

Santi Pietro e Paolo: il cammino sinodale della Diocesi di Roma

In occasione della preghiera dei vespri per la memoria liturgica dei Santi Pietro e Paolo, il cardinale vicario ha inoltre dato indicazioni sulle due icone bibliche che accompagneranno il cammino sinodale della Diocesi di Roma nel prossimo anno pastorale: quella dell’incontro tra il Risorto e i discepoli di Emmaus e quella di Gesù accolto da Marta e da Maria nella casa di Betania, proposta dal Consiglio Permanente della Cei.

«I due di Emmaus sono segno di una comunità infeconda che si è fermata alla morte, a un pessimismo sterile. Gesù si avvicina e si mette per strada con loro. Per la nostra Diocesi si tratta di annunciare il Vangelo e farsi vicini alla gente. Di imparare linguaggi a cui non siamo abituati».

Con la seconda icona siamo invece di fronte all’ospitalità che avviene quando c’è ascolto profondo. Come metterlo in pratica nel nostro cammino sinodale? «Accogliendo Gesù come Marta, simbolo dell’azione, dopo averlo accolto come Maria, simbolo della contemplazione. La Chiesa è invitata ad assumere sempre più un volto domestico, a essere sempre più famiglia e meno azienda, a essere una casa per tutti, con grandi finestre e grandi porte».

È ancora necessario, ha aggiunto De Donatis, rendere i laici non solo collaboratori ma anche corresponsabili e la Messa della Domenica un momento di ricarica e di gioia.

«Non sappiamo dove il Signore ci condurrà attraverso il cammino che stiamo vivendo (il percorso, della durata di 7 anni, si concluderà con il Giubileo del 2025) con il lavoro di questi 3 cantieri (ascolto della corresponsabilità, ascolto dello snellimento delle strutture perché la Chiesa diventi casa e l’ascolto dei mondi a cui noi non siamo vicini).

Il Risorto non rimane nel cenacolo ma ci dà appuntamento  -ha ricordato il cardinale vicario – nelle galilee delle genti, dove c’è un’umanità ricca, variegata, simile e diversa dalla nostra. Lui è lì, non aspetta le nostre resistenze ma anticipa le nostre mosse con la sua iniziativa.

La Chiesa del futuro non è nelle sagrestie e nei locali che sanno di chiuso. Non lasciamo solo il Signore – questo l’invito alla Diocesi- siamo umili e appassionati determinati a ripartire, anche se è notte, per trovare l’ebbrezza di ciò che di nuovo Dio immette nella storia della nostra città e Chiesa di Roma».

Santi Pietro e Paolo: Le parole del cardinale vicario


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