Vita consacrata. Papa: “La pazienza non è segno di debolezza”
Scritto da Valeria De Simone il 3 Febbraio 2021
Vita consacrata: le Messa con Papa Francesco
«Guardiamo alla pazienza di Dio e a quella di Simeone», pazienza che non è segno di debolezza ma di «fortezza d’animo che ci rende capaci di “portare il peso”, di sopportare: sopportare il peso dei problemi personali e comunitari, ci fa accogliere la diversità dell’altro, ci fa perseverare nel bene anche quando tutto sembra inutile, ci fa restare in cammino anche quando il tedio e l’accidia ci assalgono».
È l’invito di Papa Francesco durante la Messa a San Pietro in occasione, ieri, della XXV Giornata mondiale della Vita consacrata e della celebrazione della presentazione di Gesù al Tempio. Circa cento i presenti tra religiosi e consacrati che vi hanno preso parte in una cerimonia ristretta a causa della pandemia.
Dove ha imparato Simeone questa pazienza? Si chiede il Pontefice. «L’ha ricevuta dalla preghiera e dalla vita del suo popolo, che nel Signore ha sempre riconosciuto il “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà”» (Es 34,6).
Vita consacrata: i “luoghi” della pazienza
Sono tre, ha precisato Papa Francesco, i luoghi in cui si concretizza la pazienza: il primo è la nostra vita personale. «Può capitare, nella nostra vita di consacrati, che la speranza si logori a causa delle aspettative deluse. Dobbiamo avere pazienza con noi stessi e attendere fiduciosi i tempi e i modi di Dio: Egli è fedele alle sue promesse»
Altro “luogo” è la vita comunitaria. «Le relazioni umane, – ha spiegato il Santo Padre – specialmente quando si tratta di condividere un progetto di vita e un’attività apostolica, non sono sempre pacifiche, lo sappiamo tutti. A volte nascono dei conflitti e non si può esigere una soluzione immediata, né si deve giudicare frettolosamente la persona o la situazione: occorre saper prendere le giuste distanze, cercare di non perdere la pace, attendere il tempo migliore per chiarirsi nella carità e nella verità. Non lasciarsi confondere dalle tempeste».
Infine, la pazienza si concretizza nei confronti del mondo. «Simeone e Anna coltivano nel cuore la speranza annunciata dai profeti, anche se tarda a realizzarsi e cresce lentamente dentro alle infedeltà e alle rovine del mondo. Essi non intonano il lamento per le cose che non vanno, ma con pazienza attendono la luce nell’oscurità della storia».
Vita consacrata: speranza e umorismo
«Non perdere quella virtù, la “piccola” ma la più bella: la speranza» è ancora il monito di Papa Francesco ai consacrati.
«Non possiamo restare fermi nella nostalgia del passato o limitarci a ripetere le cose di sempre, né nelle lamentele di ogni giorno. Abbiamo bisogno della coraggiosa pazienza di camminare, di esplorare strade nuove, di cercare cosa lo Spirito Santo ci suggerisce».
Ma non solo. Altro invito è quello di fuggire dal chiacchiericcio, che distrugge la comunità, e di non perdere il senso dell’umorismo.