Pentecoste, da consolati a consolatori
Scritto da Valeria De Simone il 24 Maggio 2021
Pentecoste: De Donatis, lo Spirito Santo è libertà
«Che il Signore ci consoli, ci rialzi in piedi». È la preghiera del cardinale vicario, Angelo De Donatis, durante la veglia di Pentecoste, lo scorso 22 maggio, alla Basilica di San Giovanni in Laterano.
Stretti dal «morso della paura e dell’incertezza», a causa della pandemia, «ci sentiamo come invecchiati dentro. Donaci la grazia di comprendere che niente è perduto perché Tu, Spirito, stai tessendo una vita nuova, più bella, più profonda».
«Quando uno invoca lo Spirito – ha precisato il cardinale vicario – è perché riconosce di non bastare a se stesso, è consapevole che non potrà farcelo da solo. È una preghiera che scava dentro, crea uno spazio aperto in cui il Signore vuole annidarsi per consolare e generare a vita nuova.
«Non vogliamo essere omologati, pianificati, non sopportiamo di essere ridotti a un numero, di non vedere riconosciuta la nostra dignità di figli liberi di Dio. Vogliamo poter esprimere la nostra originalità di persone. Sappiamo che lo Spirito Santo è libertà. Crea movimento dove c’è rigidità, scompiglio dove c’è un ordine asfissiante, armonia dove ci sono realtà molteplici».
Pentecoste, Papa: “Diventare paracliti”
Lo Spirito Santo non solo ci consola, ma ci consente anche di consolare, di diventare cioè “paracliti”, ha ancora messo ancora in evidenza ieri Papa Francesco durante la Messa di Pentecoste, ieri, alla Basilica di San Pietro.
«Come possiamo fare questo? Non facendo grandi discorsi, ma facendoci prossimi; non con parole di circostanza, ma con la preghiera e la vicinanza. Ricordiamo che la vicinanza, la compassione e la tenerezza è lo stile di Dio, sempre».
Primo consiglio dello Spirito Santo è, ha ricordato il Santo Padre, «“Abita il presente” contro la tentazione di farci paralizzare dalle amarezze e dalle nostalgie del passato, oppure di concentrarci sulle incertezze del domani e lasciarci ossessionare dai timori per l’avvenire. Non c’è tempo migliore per noi: adesso, lì dove siamo, è il momento unico e irripetibile per fare del bene, per fare della vita un dono».
“Cerca l’insieme”, non la parte, è ancora il consiglio dello Spirito che «non plasma degli individui chiusi, ma ci fonda come Chiesa nella multiforme varietà dei carismi, in un’unità che non è mai uniformità. Il Paraclito afferma il primato dell’insieme. Nell’insieme, nella comunità lo Spirito predilige agire e portare novità. Guardiamo agli Apostoli. Erano molto diversi Ma quando ricevono lo Spirito imparano a non dare il primato ai loro punti di vista umani, ma all’insieme di Dio».
Infine, il terzo grande consiglio, ha ancora suggerito Francesco durante la Messa di Pentecoste, è “Metti Dio prima del tuo io”. «È il passo decisivo della vita spirituale, che non è una collezione di meriti e di opere nostre, ma umile accoglienza di Dio. Il Paraclito afferma il primato della grazia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi lasciamo spazio al Signore; solo se ci affidiamo a Lui ritroviamo noi stessi; solo da poveri in spirito diventiamo ricchi di Spirito Santo».