Papa in Campidoglio
Visita del Papa in Campidoglio questa mattina. Al suo arrivo, poco prima delle 10.30, il Santo Padre è stato accolto da Virginia Raggi tra gli squilli di tromba dei Fedeli di
Vitorchiano e una tazza di mate, tipica bevanda argentina.
Dopo un breve incontro e un colloquio con i familiari del sindaco, Francesco e il primo cittadino si sono affacciati insieme sui Fori Imperiali. Tanti gli studenti delle scuole romane e i cittadini accorsi, nonostante il maltempo.
Il Santo Padre ha, poi, incontrato il presidente dell’assemblea capitolina, il vice sindaco, i presidenti dei gruppi consiliari e i dirigenti capitolini. A ciascuno ha consegnato una copia del libro “Ripensare il futuro” con i suoi discorsi sull’Europa.
Virginia Raggi: “Roma città aperta”
L’istituzione di una borsa di studio in Scienze della Pace e l’intitolazione della Sala della Piccola Protomoteca alla Laudato si’. È quanto annunciato da Virginia Raggi al termine dell’incontro con il Pontefice. “Grazie per la straordinaria attenzione che rivolge a Roma”. Queste le parole del sindaco che ha ricordato i Venerdì della Misericordia, la devozione di Francesco alla Salus Populi Romani, l’importante ruolo del cardinale Angelo De Donatis per il dialogo tra “le due sponde del Tevere” e delle centinaia di associazioni, religiose e laiche, come la Caritas di Roma, “con la quale da decenni siamo impegnati, fianco a fianco, a sostegno dei più deboli”
“Nessuno deve rimanere indietro. Siamo certi che Ella non si stancherà mai di pregare e operare per il bene di questa comunità che l’ama profondamente” ha precisato, la comunità di “Roma, città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo”.
Papa: “Roma polo d’attrazione e cerniera”
“Cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo, tra la civiltà latina e quella germanica, tra le prerogative e le potestà riservate ai poteri civili e quelle proprie del potere spirituale”. Ha definito così Roma, Papa Francesco salito per la prima volta al Campidoglio dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
“Grazie alla forza delle parole evangeliche, – ha proseguito – si è qui inaugurata quella provvida distinzione, nel rispetto reciproco e collaborativo per il bene di tutti, tra l’autorità civile e quella religiosa, che meglio si conforma alla dignità della persona umana e le offre spazi di
libertà e di partecipazione”.
“Roma, lungo i suoi quasi 2.800 anni di storia, ha saputo accogliere e integrare – ha ricordato il Pontefice – diverse popolazioni e persone provenienti da ogni parte del mondo, appartenenti alle più varie categorie sociali ed economiche, senza annullarne le legittime differenze, senza umiliare o schiacciare le rispettive peculiari caratteristiche e identità. Piuttosto ha prestato a ciascuna di esse quel terreno fertile, quell’humus adatto a far emergere il meglio di ognuna e a dar forma – nel reciproco dialogo – a nuove identità”.
Facendo memoria della storia plurimillenaria di Roma Francesco ha ribadito: “Questa Città ha accolto studenti e pellegrini, turisti, profughi e migranti provenienti da ogni regione d’Italia e da tanti Paesi del mondo. È diventata polo d’attrazione e cerniera”.
E ancora “Roma è la patria di una originale concezione del diritto, modellata sulla sapienza pratica del suo popolo e attraverso la quale ha irraggiato il mondo con i suoi principi e le sue istituzioni.” È la città “che ha riconosciuto il valore e la bellezza della filosofia, dell’arte e in genere della cultura prodotta dall’Ellade antica e l’ha accolta e integrata al punto che la civiltà che ne è scaturita è stata giustamente definita greco-romana”.
La vocazione universale di Roma
Al tempo stesso, a Roma “hanno coronato col martirio la loro missione i santi Apostoli Pietro e Paolo, e il loro sangue, unito a quello di tanti altri testimoni, si è trasformato in seme di nuove generazioni di cristiani. Essi hanno contribuito a dare all’Urbe un nuovo volto, che, pur nel groviglio delle alterne vicissitudini storiche, con i loro drammi, luci e ombre, risplende ancora oggi per la ricchezza dei monumenti, delle opere d’arte, delle chiese e dei palazzi, il tutto disposto in maniera inimitabile sui sette colli, dei quali questo è il primo”.
Il Campidoglio, insieme alla Cupola michelangiolesca e al Colosseo, sono “gli emblemi e la sintesi” della vocazione di Roma ha detto il Papa in Campidoglio. “L’insieme di queste vestigia ci dice che Roma possiede una vocazione universale, portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle. Quale Sede del Successore di San Pietro, è punto di riferimento spirituale per l’intero mondo cattolico”.
L’appello alla città: Roma sia faro di civiltà e maestra di accoglienza
Da qui l’appello del Santo Padre: “Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze odierne essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune”.
Roma, ha precisato Francesco, esige e merita la fattiva, saggia, generosa collaborazione di tutti. Non solo dei privati cittadini ma anche delle forze sociali e delle pubbliche istituzioni, della Chiesa cattolica e delle altre comunità religiose. “Tutti si pongano al servizio del bene della città e delle persone che la abitano, specialmente di quelle che per qualsiasi ragione si trovano ai margini, quasi scartate e dimenticate o che sperimentano la sofferenza della malattia, dell’abbandono o della solitudine”.
A tale proposito il Papa in Campidoglio ha ricordato il Convegno “sui mali di Roma” – dal titolo “Le responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e di giustizia nella diocesi di Roma” – svoltosi 45 anni fa. “Esso si impegnò a tradurre in pratica le indicazioni del Concilio Vaticano II e consentì di affrontare con maggiore consapevolezza le reali condizioni delle periferie urbane, dove erano giunte masse di immigrati provenienti da altre parti d’Italia”. E oggi “Roma, città ospitale, è chiamata ad affrontare questa sfida epocale nel solco della sua nobile storia. Ad adoperare le sue energie per accogliere e integrare, per trasformare tensioni e problemi in opportunità di incontro e di crescita”.
“Roma, fecondata dal sangue dei martiri, sappia trarre dalla sua cultura, plasmata dalla fede in Cristo, le risorse di creatività e di carità necessarie per superare le paure che rischiano di bloccare le iniziative e i percorsi possibili. Questi potrebbero far fiorire la città, affratellare e creare occasioni di sviluppo, tanto civico e culturale, quanto economico e sociale”. “Roma città dei ponti, mai dei muri”.
“Non si temano la bontà e la carità. Esse sono creative e generano una società pacifica, capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo”.