Giornata Pro Orantibus: claustrali, nel loro cuore le gioie e le sofferenze del mondo
Scritto da Valeria De Simone il 20 Novembre 2020
Giornata pro Orantibus: “Come Mosè sul monte”
Nessun evento in programma per domani. Ma non per questo la Giornata pro Orantibus di quest’anno, fatto «di sofferenza e lacrime», perderà di senso. Anzi, assumerà un valore ancora più forte.
«Grande» è «la vocazione e il carisma dei monasteri di clausura» ci racconta don Tonino Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata della Diocesi di Roma. «Le persone che vivono 24 ore su 24 in adorazione del Signore nella lode, nella preghiera costante, sono come Mosè sul monte che prega per chi intorno freme, vive, soffre». Sembrano, in apparenza, staccate dalla realtà, «ma in effetti sono nel cuore della vita della Diocesi». Costituiscono «il riferimento spirituale più bello della nostra città».
Solo a Roma si contano 27 monasteri di clausura, di cui 25 femminili e due maschili. Sono delle vere e proprie «oasi pace» ubicate nei «posti più antichi ma anche nelle periferie». «Concreta incarnazione della dimensione più importante del cristiano, la preghiera», i monasteri «sono tutti aperti per cui si può andare per partecipare alle loro liturgie, ma soprattutto per pregare un po’, per raccogliersi, sentire qualcuno che ti ascolta. Sono ambienti di famiglia abitati da gente felice, realizzata, che, chiamata dal Signore, ha risposto con un sì generoso».
Giornata pro Orantibus: il modello di Maria
Modello delle persone che pregano è Maria. Maria donna orante, nel cui cuore, silenzioso, ha sottolineato Papa Francesco nell’udienza di mercoledì scorso «tutto finisce perché venga passato al vaglio della preghiera e da essa trasfigurato».
«È proprio questo il motivo – spiega ancora don Tonino – per cui la Giornata pro Orantibus (istituita nel 1953 da Pio XII, ndr) si celebra nel giorno della presentazione di Maria Santissima al Tempio.
Maria ci dice che Dio, scelto come assoluto della propria vita, ti fa felice. Soprattutto in quella pienezza di comunione con Lui che è la preghiera, che diventa senso della stessa vita. La preghiera nella quale presentare a Dio tutti i fratelli che ne hanno bisogno. La preghiera che si fa intercessione, invocazione.
Non a caso su 27 monasteri, una ventina sono intitolati a Lei. A questi monasteri il seminario diocesano ha chiesto se potevano affidare i nostri seminaristi che si stanno preparando nella formazione, nello studio, a diventare sacerdoti che “odorano di pecora”, come li vuole Papa Francesco e come devono essere. Ogni monastero ha un seminarista particolare che sostengono con la preghiera e l’adorazione».
Ascolta l’intervista intervista integrale a don Tonino Panfili:
Giornata pro Orantibus: Suor Fulvia, “cercatrice di senso”
A fornirci la sua testimonianza, in vista della Giornata pro Orantibus, «occasione di festa, da vivere con una cura più attenta alla liturgia, in modo che sia più solenne, gioiosa, luminosa» è Suor Fulvia, monaca agostianiana del Monastero dei Santi Quattro Coronati, in pieno centro a Roma.
«La nostra giornata – ci racconta – ha un ritmo piuttosto sostenuto fatto di preghiera, lavoro, studio. Un po’ come si svolge la vita di tutte le persone che al mattino si svegliano e cercano il centro della loro giornata nella relazione fondamentale per cui hanno deciso di spendere la loro vita.
Per noi il centro è la relazione con Dio in vista del bene di tutti, dei fratelli, dei più poveri, dei sofferenti.
La vita contemplativa ci mette nella relazione più profonda con i fratelli che incontriamo, che vengono con una richiesta: confrontarsi con chi cerca. Noi siamo delle cercatrici di senso, di Dio, di significato.
Sono davvero molte le persone che si interfacciano con la vita dei monasteri. Non tanto per curiosità, per scoprire cosa facciamo, ma perché colgono che viviamo un’intensa vita a volte molto ordinaria nella quale troviamo senso, anche nelle più piccole cose. E in fondo è quello che desiderano tutti: senso, orientamento. Questo è l’elemento di massima prossimità che ci fa davvero vicino al cuore di tutti.»

Foto monache agostiniane Santi quattro Coronati. Lavori di artigianato: le icone stampate
Non solo preghiera nella vita di suor Fulvia e delle altre monache. «Vogliamo vivere del lavoro delle nostre mani – spiega – ci rende partecipi delle fatiche che fanno le persone. Produciamo delle piccole cose di legno, di ceramica». Tra questi Rosari, icone stampate, portachiavi, custodie per Bibbie, tutti realizzati a mano.
«Non è che questo ci dia un grande aiuto al mantenimento della comunità che è molto numerosa. È la Provvidenza che ci aiuta moltissimo. La bontà di Dio ci raggiunge attraverso mille modi. Molti condividono con noi dei beni, da mangiare, che ci permettono di aiutare anche altre persone che hanno bisogno. C’è una circolarità nel bene».
Ascolta l’intervista integrale a suor Fulvia:
Giornata pro Orantibus: Suor Caterina, “Non escludiamo il mondo, lo portiamo con noi”
Spostandoci dal centro alla periferia, incontriamo poi Suor Caterina, priora del Monastero delle Monache Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, in via del Casaletto.
«Tutto deve trasformarsi in adorazione. Anche il lavoro. Un’adorazione vissuta nella dimensione della comunione, della carità, dell’amore fraterno». È questo l’insegnamento della fondatrice Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione che le 14 monache, di cui diverse provenienti dal Messico, fanno proprio.
«Si comincia presto. Dalla Lectio e le lodi fino all’ora sesta e al Rosario. Poi abbiamo diverse attività, ognuno ha il suo impegno: la cucina, l’orto, le piante, i fiori, il ricamo. La maglieria e il guardaroba. Facciamo tutto noi, le pulizie in chiesa e in casa».
Tante, poi, le telefonate per la richiesta di preghiere. C’è chi chiama o scrive per la fine della pandemia da Covid-19, chi per i giovani che fanno uso di droghe, per i figli, per i malati di tumore. Ma non solo. A rivolgersi alle monache del Casaletto, in primis da Roma, ma anche da tutta Italia, sono per lo più famiglie che stanno vivendo delle divisioni o la fine di un matrimonio.
Quando arrivano le richieste, precisa suor Caterina, «si avvisa prima di tutto la comunità. Si prega insieme e si chiede a Dio di ascoltare o dare la pace, il conforto, la forza a queste persone. Preghiamo il Rosario, l’Ave Maria, ma poi parliamo al Signore, ognuna con il suo modo.
In particolare, «la Giornata pro Orantibus di domani la offriamo ai nostri amici, parenti, benefattori, per cui preghiamo tanto. Facciamo sentire la nostra voce di preghiera affinché il Signore ricambi loro di tanti doni e faccia valorizzare questa la vita, la nostra.
Tanti dicono che è una vita “morta”, ma per noi è più che viva: siamo gioiose, felici. Noi non escludiamo il mondo, ma lo portiamo con noi. Viviamo le sue gioie e sofferenze».
Ascolta l’intervista integrale a suor Caterina: