Giornata mondiale dei poveri, “portinai” del Cielo
Scritto da Valeria De Simone il 18 Novembre 2019
Giornata mondiale dei poveri: nuovo centro di accoglienza
Una «riunione di amici». Lo ha definito così Papa Francesco il pranzo condiviso ieri in Aula Paolo VI con 1500 poveri di diverse età e origini. Una riunione non con «gli scarti», dunque, ma con coloro che «sono preziosi agli occhi di Dio».
I poveri, ha ribadito il Pontefice durante la Messa nella Giornata mondiale loro dedicata, «non parlano la lingua dell’io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano».
Così venerdì scorso, dopo aver visitato a sorpresa il Presidio Sanitario solidale in piazza San Pietro che offre cure gratuite a quanti non può permetterselo, il Santo Padre ha inaugurato anche un Centro accoglienza diurna e notturna a Palazzo Migliori. A pochi metri dal Colonnato di San Pietro, è affidato all’Elemosineria di Sua Santità e dato in gestione alla Comunità di Sant’Egidio.
Giornata mondiale dei Poveri: la tentazione della fretta e la perseveranza
Commentando il Vangelo di ieri Papa Francesco ha messo in guardia dalla tentazione della fretta, del subito. «Per Gesù non bisogna andare dietro a chi dice che la fine arriva subito, che “il tempo è vicino”. Non va seguito, cioè, chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell’altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente.
Se ci affanniamo per il subito, dimentichiamo quel che rimane per sempre: inseguiamo le nuvole che passano e perdiamo di vista il cielo.
Nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, quanti nascituri, quante persone disabili, poveri ritenuti inutili.
Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti».
Antidoto alla fretta è la perseveranza: «andare avanti ogni giorno con gli occhi fissi su quello che non passa: il Signore e il prossimo».
Giornata mondiale dei Poveri: la tentazione dell‘io, la lingua del tu
Bisogna inoltre parlare la stessa lingua di Gesù, quella dell’amore. La lingua del tu. Parla la lingua di Gesù non chi dice io, ma chi esce dal proprio io.
Eppure, ha fatto notare Francesco nella Giornata mondiale dei Poveri, «quante volte, anche nel fare il bene, regna l’ipocrisia dell’io: faccio del bene ma per esser ritenuto bravo. Dono, ma per ricevere a mia volta. Aiuto, ma per attirarmi l’amicizia di quella persona importante. Così parla la lingua dell’io».
Così, anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, ha fatto ancora presente il Santo Padre, «possiamo accogliere il grido di aiuto dei poveri come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro».
«I poveri ci facilitano l’accesso al Cielo: per questo il senso della fede del Popolo di Dio li ha visti come i portinai del Cielo.
Già da ora sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa. Ci dischiudono infatti la ricchezza che non invecchia mai, quella che congiunge terra e Cielo e per la quale vale veramente la pena vivere: cioè, l’amore».
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