Educazione preventiva: punto di partenza per trasmettere la fede cristiana
Scritto da Redazione il 15 Marzo 2020
Educazione preventiva, Cheaib: lingua madre per trasmettere la fede cristiana ai nostri figli
Quando compiliamo il nostro curriculum vitae, tra le lingue che conosciamo mettiamo la “lingua madre”. È una lingua molto importante per noi, con la quale non solo possiamo esprimerci ma anche sognare e sentire; è una lingua che fa parte del nostro cuore, del nostro vissuto. Per questo la chiamiamo “lingua madre” e non ha bisogno di altre specifiche poiché la parliamo in modo eccellente.
Perché parto da quest’analogia? Per parlare dell’educazione preventiva.
L’educazione? una specie di “guerra” preventiva
L’educazione preventiva, come la declinerò in questa e nella prossima puntata, ha diversi significati. Permettetemi però di mettere il primo in un’analogia inadeguata. È una specie di “guerra” preventiva.
(Ascolta la puntata odierna di “Educare i figli alla fede”, con Robert Cheaib)
Metto la parola guerra tra virgolette perché educare i nostri figli in modo preventivo è tutt’altro che guerra. In qualche modo significa prevenire le guerre stellari che solitamente avvengono dall’adolescenza in poi, se non prima.
Cosa si intende con questa educazione preventiva e perché uso l’analogia della lingua madre? Perché se trasmettiamo ai nostri figli i valori della fede cristiana fin da quando sono bambini, in qualche modo saranno la piattaforma dalla quale partiranno per vedere e valutare il mondo, per valutare anche le proprie scelte.
Naturalmente rimarranno liberi perché quello che trasmettiamo non li modella in assoluto ma almeno diamo loro una piattaforma di valori e contenuti, una visione importante del mondo.
Qualcuno mi potrebbe chiedere se questa lingua madre, questa educazione religiosa, non limiti la libertà dei figli.
Educazione preventiva: pedagogia della lingua madre
Qui rispondo proprio con l’analogia della lingua madre: se insegniamo una lingua ad una persona, naturalmente le stiamo dando qualcosa di specifico che però non la limita ma diventa il suo trampolino di lancio per interagire con altre lingue. Lo stesso vale per i valori della fede cristiana e soprattutto per l’incontro personale con Gesù Cristo.
Se trasmettiamo questo incontro non è che stiamo determinando la persona ma le stiamo dando una sensibilità, un po’ simile a quella musicale. Se insegniamo a nostro figlio come suonare il violino, non vuol dire che lo stiamo delimitando e quindi non potrà imparare un altro strumento musicale, anzi, proprio perché ha imparato uno strumento potrà più facilmente impararne un altro e questo è uno dei sensi della parola “educazione preventiva”.
La prossima volta ci porremo un’altra domanda rimanendo nei margini di questo tipo di educazione.
(Trascrizione del testo a cura di Antoine Ruiz)