COR,”Cambia l’aria: arriva l’oratorio”. Don Alfredo Tedesco: “Andrà tutto nuovo”
Scritto da Valeria De Simone il 16 Settembre 2020
COR: il nuovo anno pastorale
In un tempo di timori e incertezze, l’esperienza degli Oratori Estivi, appena conclusi, ha aperto il cuore alla speranza. Così, per affrontare le sfide del nuovo pastorale, in cui si dovranno fare ancora i conti con l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Covid-19, le parole d’ordine rimangono creatività e responsabilità, fantasia e impegno.
Da qui la proposta del Centro Oratori Romani “Cambia L’Aria: Arriva l’Oratorio”. Tra le “coordinate pastorali” la necessità di un patto educativo tra famiglie e oratorio, l’esplorazione di rinnovati spazi di incontro oltre le mura del cortile d’oratorio, il ripensare un oratorio quotidiano capace, con le proprie risorse e attitudini, di andare incontro alle nuove esigenze familiari, l’attenzione alle nuove fragilità per stare al passo degli ultimi e pensare l’oratorio come realtà capace di arricchirsi e rigenerarsi grazie alla condivisione reciproca.
“Cambia l’aria: arriva l’oratorio” si caratterizza, sottolinea Tamara Tarallo, nuova responsabile del Centro Studi Pastorali ‘Arnaldo Canepa’ del COR che ha realizzato il contributo, come un doppio annuncio: «Un cambiamento che parla di un tempo in trasformazione nel quale lo Spirito Santo può donare un nuovo Respiro alle nostre comunità ed un oratorio che si fa prossimo e si rinnova per annunciare il Vangelo ai più piccoli». L’anno pastorale, precisa, «ci condurrà ad esperienze inaspettatamente fruttuose se accoglieremo la forza dirompente dell’annuncio con un atteggiamento di coraggio e ascolto».
Cor: il modello dei discepoli di Emmaus
«Un canovaccio di lavoro – lo definisce ancora don Alfredo Tedesco, nuovo direttore della Pastorale Giovanile della Diocesi Roma – per animatori di oratorio, di Pastorale giovanile e di chi si occupa in generale di pedagogia. Più che di proposte sarebbe bello parlare di sogno. Un sogno in cui i piccoli nuovamente vengono messi al centro. Sappiamo che sono stati uno dei soggetti più a rischio, pensiamo anche alla scuola.
Concretamente si tratterà di ritarare alcune esperienze. A livello pratico, bisognerà riconsiderare la domenica non solo come giorno del Signore ma anche come occasione pastorale: far vivere meglio ai nostri ragazzi l’esperienza dell’Eucaristia domenicale, l’oratorio festivo, in piccoli gruppi e con tutti gli accorgimenti, ma anche riscandire in piccoli gruppi il ciclo feriale.
Chiaramente questo non è il tempo dei grandi eventi. Il modello che c’è dietro – chiarisce don Alfredo – è quello dei discepoli di Emmaus. Cioè un piccolo gruppo a cui la proposta può essere fatta».
Ascolta l’intervista integrale a don Alfredo Tedesco:
Pastorale giovanile: “Andrà tutto nuovo”
E per quanto riguarda più da vicino le attività della Pastorale Giovanile della Diocesi di Roma «è tutto nuovo anche per me» rivela don Alfredo Tedesco che ricopre l’incarico di direttore dallo scorso 1° settembre. «Non solo per il Covid ma per la novità in sé. Vivo tutto questo come una benedizione.
Lo slogan che abbiamo un po’ coniato non è tanto “Andrà tutto bene” (l’abbiamo sentito ripetere continuamente in contesti giovanili) ma mi piace pensare all’“Andrà tutto nuovo”. Questa frase volutamente richiama il primo slogan ma lo cambia integralmente: il Signore fa nuove tutte le cose. Non faremo cose nuove probabilmente, ma le renderemo nuove nello stile, nel modo.
La praticità è la prima preoccupazione. Come riprenderanno i gruppi nelle parrocchie? Come potremo fare delle attività negli spazi chiusi? Come direbbe Papa Francesco, il nostro obiettivo non è dare soluzioni adesso ma attivare dei veri e propri processi che prendano atto da quelle realtà che già ci sono: i gruppi di catechisti e animatori, le diverse figure che già operano in questo.
Piccoli eventi già ora sono in cantiere, diventa, invece, difficoltoso progettare grandi eventi straordinari. Però è l’occasione per creare relazione. Se la Pastorale Giovanile riuscisse ad attivare in questo mondo pieno di isole, frammentato ulteriormente, dei processi relazionali di annuncio del Vangelo in modo più condiviso, per i nostri giovani questo sarebbe già il sogno, che ora abbiamo nel cassetto».