No alla logica separatista e alla pastorale dei ghetti. È questo il messaggio lanciato ieri da Papa Francesco intervenuto a San Giovanni in Laterano per il Convegno diocesano sul tema “La letizia dell’amore: il cammino delle famiglie a Roma”. Parole d’ordine, invece, sono accoglienza e compassione, senza giudicare e condannare così come ci insegnano il Vangelo e Gesù stesso che non “era un pulito”. Lui infatti, ha sottolineato Francesco è quello che si è “sporcato” di più, perché “andava tra la gente, dalla gente e prendeva la gente com’era e non come doveva essere”. Perché “in questa vita il miglior grano sarà sempre mescolato con un po’ di zizzania”.
Bisogna dunque sporcarsi le mani, ha fatto presente il Papa. Essere come artigiani che plasmano in questa realtà il sogno di Dio. In una parola essere misericordiosi. Ma per fare ciò è necessario in primo luogo “abbracciare tutte le situazioni concrete delle famiglie, con tutte le loro complicazioni. Non solo di quelle che vengono o si trovano nelle parrocchie, ma poter arrivare alle famiglie dei nostri quartieri, quelle che non vengono”. È necessario dunque mettere in pratica quel “realismo evangelico” tale per cui l’incontro con l’altro non diventa un ostacolo. Ed è proprio quello che fa la Chiesa, “una Madre che, nel momento stesso in cui esprime chiaramente il suo insegnamento obiettivo, non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada”.
Francesco ha dunque invitato i presenti a rinunciare ai recinti e a sviluppare una pastorale familiare “capace di accogliere, accompagnare, discernere e integrare”. E a dare spazio ai nonni, “perché tornino a sognare”. “Come società – sottolinea il Pontefice – abbiamo privato della loro voce i nostri anziani, li abbiamo scartati, abbandonati, e così abbiamo perso la possibilità di prendere contatto con il segreto che ha permesso loro di andare avanti”.
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