Clausura: “Abbraccio e fedeltà creativa”. La testimonianza di suor Lodovica

Clausura: il percorso di Lodovica

A «muovere» suor Lodovica, 32 anni, monaca del Monastero del Santissimo Redentore di Scala (SA)  «un’inquietudine del cuore». «Fin da piccola ho avuto il desiderio di aiutare gli altri» – racconta ai nostri microfoni in occasione della Giornata Pro Orantibus. Nonostante «non sia stato chiaro fin da subito come poterlo concretizzare, ho sempre cercato di lottare per realizzarlo nel modo giusto».

Così, dopo aver fatto volontario in una Casa Famiglia al fianco di bambini disabili, Lodovica decide all’età di 17 anni di tentare l’accesso all’Accademia Navale di Livorno. Si dedica «anima e corpo al raggiungimento di questo obiettivo, pensando che con una divisa, e diventando qualcuno, avrei potuto aiutare chi avesse avuto bisogno». Ma non è quella la strada giusta. I test psicologici parlano chiaro: «personalità poco idonea alla vita militare».

La giovane non si abbatte. Anzi, si mette subito alla ricerca di un nuovo tramite per arrivare alla meta tanto agognata. «Fu proprio a Livorno che pensai di iscrivermi alla facoltà di Scienze Infermieristiche. Non perché non avessi puntato alto e non avessi pensato a fare Medicina, ma semplicemente perché credevo di voler toccare più da vicino la sofferenza delle persone. Di stare più a contatto con il malato. Ma mentre credevo di dover toccare la piccolezza e la fragilità dell’altro, nel tempo del tirocinio mi sono resa conto che toccavo sempre di più la mia di fragilità».

Clausura: la svolta

Poi, nel 2011, la svolta attraverso a una «bellissima esperienza»: la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Lodovica cambia radicalmente il suo modo di pensare grazie a una frase pronunciata dal vescovo di Rimini: “Con Cristo e senza Cristo cambia tutto”.

«Da allora io capii che potevo veramente realizzare questo desiderio se non facevo più leva sulle mie forze. Potevo essere d’aiuto all’altro se mi mettevo nelle mani di Dio. Se mettevo questo desiderio nel Suo cuore. Capii che dovevo cercare Dio, comprendere dove mi stesse chiamando, dove voleva che la mia vita fosse indirizzata.

Cominciai a mettermi in ricerca, a stare con l’orecchio attento a tutte le iniziative, a qualsiasi messaggio che arrivava. Ero lì, ad aspettare. Avevo la certezza che Dio mi avrebbe indicato la strada».

Clausura: Vola solo chi osa farlo

«Un giorno lessi su un giornale diocesano di alcuni incontri della Pastorale Giovanile che avevano come titolo Vola solo chi osa farlo. Mi colpì così tanto che volli andare in quel posto: il Monastero delle Redentoriste di Scala. Arrivai la prima volta e incontrai queste suore piene di gioia. Era la stessa gioia che avevo sperimentato ascoltando quelle parole alla GMG. Capii che c’era qualcosa che legava quell’evento a ciò che stavo vivendo.

Suor Lodovica, novizia, 2015

Decisi di ritornare in quel Monastero. Non solo una, ma due, tre volte…nell’andar via mi portavo dietro una gran nostalgia. Continuavo a studiare, ma la mia testa era sempre lì fino a che non chiesi di fare un’esperienza più concreta».

Così Lodovica entra nel Monastero «il cui carisma è quello di essere memoria viva di Cristo» nel 2014. Nel 2017 la sua professione temporanea, nel 2020 quella solenne. «Quello che mi ha aiutato a scegliere la vita contemplativa è l’aver sperimentato la potenza della preghiera. Ho capito che non sarei mai riuscita ad aiutare con le mie mani, la preghiera senza confini sarebbe arrivata laddove neanche io avrei immaginato. E questo mi allargava il cuore, mi dava tanta gioia, mi faceva sentire realizzata ed esaudivo quel desiderio di fondo di poter aiutare gli altri».

Clausura: le braccia che accolgono

Dunque la clausura non è sinonimo di chiusura. Al contrario «noi diciamo sempre che le mura del Monastero sono delle braccia che accolgono le persone e le elevano verso Dio. La clausura è un abbraccio, uno strumento per ritagliarsi il tempo per Dio. Non è assolutamente qualcosa che divide dalle persone. In realtà proprio la nostra spiritualità è quella di essere memoria viva del Redentore, cioè di mostrare il volto accogliente del Cristo. Quindi viviamo in primis l’accoglienza. Le persone possono partecipare alla nostra preghiera, abbiamo degli incontri di spiritualità, degli incontri con i giovani.

Il Papa chiede ai monasteri di essere fiaccole che illuminano il cammino, porti per orientare le barche che si sono perse nel mare in tempesta. Io non mi sento lontana dalle persone, anzi. Tante persone ci chiamano, ci scrivono e oggi forse più che mai. Credono tanto nella nostra missione che è quella di pregare, di avere tempo per Dio».

Clausura: la Giornata pro Orantibus, un grande dono

In questo senso la giornata di oggi, la Giornata pro Orantibus, istituita da Pio XII nel 1953 nella memoria liturgica della presentazione di Maria Santissima al Tempio, «è un grande dono».

«Solitamente  – spiega suor Lodovica – siamo noi che preghiamo per tutte le necessità del mondo. Ma anche la vita contemplativa ha bisogno di preghiera perché come in tutte le scelte di vita ci sono diverse tentazioni.

Non solo. «Oggi alla vita contemplativa non è chiesta tanto la perseveranza quanto la fedeltà creativa, questa risposta d’amore che cerca di essere concreta nel mondo di oggi. E non è facile perché ci sono tante sfide e il mondo va velocemente. Noi diciamo che nel Monastero le cose accadono a rilento, almeno con 10 ani di ritardo. Ci chiediamo come poter essere segno per questo mondo che corre, che cerca Dio tante volte in modo inconscio e come mostrare  il Suo volto».

Ascolta l’intervista a suor Lodovica